Mercato dei fertilizzanti

I concimi tradizionali hanno conosciuto un forte aumento di prezzi nell’ultimo biennio. In particolare, i concimi fosfatici e potassici hanno visto le loro quotazioni moltiplicarsi di 4 o 5 volte, di 2 gli aumenti dei concimi azotati. Si tratta principalmente dell’effetto dell’aumento dei prezzi delle commodities agricole, che ha spinto l’agricoltura mondiale a investire maggiormente per intensificare la produzione. Senza contare i costi ambientali: servono circa due tonnellate di petrolio per produrre e spargere una tonnellate di concime azotato, tanto che la stima è che la produzione di fertilizzanti assorba circa il 3-5% dell’energia mondiale. In questo contesto l’Italia è fortemente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di fertilizzanti e per le materie prime necessarie a produrli. Ecco perché le politiche europee strategiche in materia di agricoltura e ricerca (in particolare Horizon 2020) mettono in primo piano la necessità di recuperare i nutrienti dalle biomasse e altri scarti di produzione. L’agricoltura lombarda sostiene annualmente un mercato di fertilizzanti di sintesi pari a 400.000.000 di euro di cui il 41% dovuto ai prodotti di importazione. In tale ottica, reflui, digestati, ceneri e tutto ciò che deriva dalla produzione di energia rinnovabile deve essere recuperato in una logica di attivazione di procedure virtuose di recupero e chiusura del ciclo degli elementi. Il recupero di fertilizzanti e ammendanti rinnovabili proposta dal progetto trova perciò un’interessante sbocco, individuando una fondamentale risposta ad un fabbisogno di mercato.

Il coinvolgimento della fetta di mercato legata all’utilizzo di bio fertilizzanti è stimolata e promossa da due principali fattori: la riduzione dei costi di produzione e il ritorno di immagine offerto ad una filiera certificata che opera con nutrienti totalmente rinnovabili. Tra gli attori del mercato è significativo anche il coinvolgimento dei certificatori di ecolabel.